Sarcoma Radio-Indotto dei Tessuti Molli

Sommario

I Sarcomi Radio-Indotti dei tessuti molli (RIS) sono entità cliniche rare. La loro incidenza è in aumento in relazione alla migliore sopravvivenza dopo un trattamento di radioterapia e costituiscono, spesso, una vera e propria sfida terapeutica. I RIS si sviluppano, in genere, dopo un periodo medio di latenza di 10 anni e comprendono diversi sottotipi istologici. La maggior parte dei RIS è costituita da tumori ad alto grado di malignità, a carico delle sedi profonde. Le grandi dimensioni e la positività dei margini di resezione, dopo l’asportazione chirurgica, sono responsabili di un alto indice di recidiva e bassa sopravvivenza. La chirurgia rimane il trattamento di prima scelta nelle forme localizzate e richiede spesso un approccio aggressivo. Questo articolo fornisce una revisione delle manifestazioni cliniche, della prognosi, della diagnostica per immagini e dei trattamenti del RIS.

Sfondo

Approssimativamente il 60% dei pazienti con malattie tumorali riceverà un trattamento di radioterapia durante il decorso della malattia.1 Sfortunatamente, a distanza di anni dal trattamento, si può sviluppare un secondo tumore.2

Un recente studio inglese ha stimato che 1346 casi di tumore, vale dire lo 0,45% circa dei 298000 nuovi casi registrati nel Regno Unito nel 2007, erano associati a trattamento radioterapico per una neoplasia precedente.3 Per la maggior parte, le seconde neoplasie correlate alla radioterapia erano rappresentate dal tumore del polmone (23,7%), dell'esofago (13,3%) e della mammella (10,6%). La percentuale più alta di neoplasie secondarie radio-indotte si osservava fra i pazienti trattati per malattia di Hodgkin e tumori del cavo orale, della faringe e della cervice uterina. Allo stesso modo, uno studio retrospettivo sul database del Surveillance, Epidemiology and End Results (SEER), ha mostrato un rischio elevato di sviluppare neoplasie mammarie, polmonari e altri tumori, fra giovani pazienti sottoposti a radioterapia per Linfoma di Hodgkin . Sebbene i sarcomi radio-indotti non fossero comuni dopo la maggior parte delle neoplasie a tipica insorgenza nell’età età adulta, un aumentato rischio veniva osservato per lo sviluppo di tumori del polmone e dell'esofago successivamente ad una radioterapia per carcinoma della mammella.4

Fin dall'inizio del 1900 è noto che la radioterapia gioca un ruolo causale nella patogenesi dei sarcomi. Nel 1904, Perthes descrisse l'associazione fra radioterapia e sarcoma in un paziente che sviluppò un sarcoma a cellule fusate dopo radioterapia per lupus,5 una malattia cronica autoimmune che può interessare la cute, le articolazioni, i reni, l'encefalo e altri organi. I RIS vennero successivamente descritti da Cahan e collaboratori come lesioni con aspetto istologico differente rispetto ai sarcomi non correlati alla radioterapia, ad insorgenza a carico di campi precedentemente irradiati, usualmente dopo un periodo di latenza di più di quattro anni.6 Da allora sono stati fatti pochi passi avanti verso la comprensione della patogenesi molecolare di questa malattia.

I RIS costituiscono una ben nota complicazione di un trattamento radioterapico pregresso e rappresentano circa il 3% di tutti i sarcomi. Quello che è attualmente il più grande studio comprensivo ha trovato un'incidenza cumulativa di sarcomi metacroni del 3,2 per 1000 a 15 anni dalla diagnosi della neoplasia primaria.7 Si tratta di un importante sottogruppo, essendo tumori iatrogeni che spesso si sviluppano in pazienti “guariti” dal tumore precedente.

E' stato suggerito che l'incidenza dei RIS sia in aumento.8 Verosimilmente la ragione include la maggiore sopravvivenza dei pazienti trattati con radioterapia, grazie anche all'utilizzo della chemioterapia, e il maggiore ricorso alla terapia radiante, in particolare nel trattamento delle neoplasie della mammella.9 La chirurgia conservativa dei tumori mammari, associata alla radioterapia è una metodica oggi ampiamente utilizzata. I programmi di screening per il cancro della mammella hanno permesso, in molti casi, di diagnosticare il tumore in fase precoce e di migliorare la sopravvivenza di questo gruppo di pazienti. E' verosimile che, senza screening, più pazienti riceverebbero la diagnosi in fase più avanzata e verrebbero sottoposte al solo intervento di mastectomia.10 In una revisione del database del SEER, Huang e collaboratori hanno mostrato un aumento dell'incidenza di angiosarcoma di circa 16 volte in individui precedentemente irradiati rispetto ai controlli e un'incidenza doppia di tutti sarcomi dei tessuti molli.11

Nuove tecnologie, come la radioterapia ad intensità modulata (IMRT), comportano l'utilizzo di più campi e, conseguentemente, espongono i tessuti normali a basse dosi di radiazioni.12 Per erogare una dose specifica al centro del tumore, la IMRT richiede una più lunga esposizione, con maggiore dosaggio di radiazioni. E' stato pertanto stimato che l'incidenza di RIS possa aumentare dello 0,5% con la IMRT.12

Fattori di Rischio

I fattori di rischio identificati sono la giovane età al momento della radioterapia e fattori correlati al trattamento, come alte dosi di radiazioni e la concomitante somministrazione di chemioterapia con agenti alchilanti.13-15 Anche fattori genetici possono predisporre ad un secondo tumore, indipendentemente da una precedente radioterapia, come nel caso del retinoblastoma o nella sindrome di Li-Fraumeni.16

Il Retinoblastoma è un raro tumore dell'occhio che usualmente si sviluppa nella prima infanzia, tipicamente entro i cinque anni di età. Questa neoplasia si sviluppa nella retina. La maggior parte dei casi di retinoblastoma è dovuta a mutazione del gene Rb1. Spesso è curabile se diagnosticata tempestivamente.

La Sindrome di Li-Fraumenni è una rara condizione patologica che aumenta in maniera significativa il rischio di sviluppare diversi tipi di neoplasie maligne, particolarmente nei bambini e giovani adulti. I tumori più spesso associati includono il cancro della mammella, una forma di tumore osseo chiamato osteosarcoma e neoplasie dei tessuti connettivi (come i muscoli) chiamati sarcomi dei tessuti molli (STS). I geni associati alla sindrome di Li-Fraumeni sono CHEK2.

Sebbene una chiara relazione dose-risposta per le neoplasie radio-indotte non sia stata stabilita, è generalmente accettato che i carcinomi insorgono nei tessuti esposti a basse dosi di radiazioni, mentre i sarcomi insorgono a carico, o nelle immediate vicinanze, di tessuti pesantemente irradiati.17

Dosi di radiazioni superiori a 50 Gy causano la morte cellulare, mentre dosi inferiori (< 30 Gy) causano instabilità genetica (difetto dei geni correlati alla riparazione del DNA e conseguente incremento delle alterazioni genetiche) e danneggiano i meccanismi di riparazione cellulare. I RIS tipicamente insorgono nel contesto o ai margini dei campi di irradiazione. In questa sede la dose non è uniforme e può essere inferiore a quella necessaria ad uccidere le cellule, inducendo pertanto mutazioni che possono portare allo sviluppo di tumori. Il periodo di latenza è inversamente correlato alla dose, anche se vi sono lavori che riportano il contrario.

Gray (Gy): Il gray misura l'energia delle radiazioni. E' definita come l'assorbimento di un joule di radiazione ionizzante da parte di un kilogrammo di materia (usualmente tessuti umani).

Definizione

La definizione di sarcoma radio-indotto (RIS) non è mai stato ben definita. I criteri generalmente accettati, proposti da Cahan6 e modificati da Arlen e collaboratori,18 sono:

  1. trattamento radiante almeno tre anni prima di sviluppare il sarcoma
  2. insorgenza nel contesto dei tessuti precedentemente irradiati
  3. diversa istologia rispetto al tumore primitivo precedentemente irradiato

L'intervallo di latenza fra l'esposizione alle radiazioni e la formazione del sarcoma è il criterio maggiore modificato da molti ricercatori. Recentemente il “sarcoma team” del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSKCC) ha suggerito che un intervallo di sei mesi è sufficiente per porre diagnosi di RIS,19 in contrasto con l'intervallo generalmente accettato di diversi anni.

Prognosi

I RIS sono tumori aggressivi e si ritiene che la prognosi sia meno favorevole rispetto ai sarcomi dei tessuti molli tradizionali. Uno studio recente del MSKCC suggerisce che i sarcomi radio-indotti rappresentano un fattore prognostico indipendente, associato a un risultato peggiore rispetto ai tradizionali STS, in un'analisi multivariata aggiustata per età, dimensioni e profondità del tumore e margini di resezione.19 La sopravvivenza a 5 anni dei RIS varia dal 17 al 58%.19 La maggior parte degli studi pubblicati concorda sul fatto che la sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con RIS sia significativamente più bassa di quella dei pazienti con sarcomi dei tessuti molli insorti “de novo”.19,20

Alcune caratteristiche cliniche e patologiche dei RIS possono spiegare l’andamento meno favorevole di questa malattia, fra queste una prevalenza di forme profonde, di grandi dimensioni (> 5 cm) e ad alto grado di malignità. E’ inoltre possibile che la maggiore propensione per le localizzazioni centrali, piuttosto che periferiche, contribuisca a peggiorare la prognosi a causa della scarsa accessibilità chirurgica.

Nelle tre più ampie casistiche pubblicate sui RIS, appare come sia difficile ottenere margini chirurgici microscopicamente negativi (R0).9,19,21 Tali dati indicano che, in questa malattia, ottenere margini istologicamente negativi rappresenta una vera e propria sfida terapeutica. Come conseguenza, il tasso di recidiva locale può raggiungere il 45% e costituisce il maggiore responsabile della mortalità.9,21 I trattamenti precedenti possono, inoltre, ridurre le opzioni terapeutiche praticabili, essendo spesso improponibile una nuova radioterapia e la chemioterapia limitata da una possibile ridotta riserva midollare.

Presentazione Clinica

Figure 1: Radiation induced sarcoma after prophylactic cranial irradiation

Figura 1: Sarcoma radio-indotto dopo radioterapia encefalica profilattica.

Il periodo di latenza medio fra l’esposizione alla radioterapia e lo sviluppo del sarcoma è stimato essere di circa 11 anni (3-36 anni).9 Questo periodo varia fra i differenti tipi istologici, con un intervallo inferiore nel liposarcoma e maggiore nel leiomiosarcoma.19 L’età media alla diagnosi è 60 anni.9,19,21 La presentazione clinica varia a seconda della sede anatomica di interessamento e dell’istologia del sarcoma. Il tronco rappresenta la sede più comune di RIS. La diagnosi può essere difficoltosa a causa dell’aumentata consistenza e fibrosi dei tessuti nel contesto dei campi di irradiazione. Generalmente i RIS si possono manifestare come nuove lesioni (Figura 1) o variazioni morfologiche a carico dell’area precedentemente irradiata, oppure con la comparsa di dolore.

Si può sottolineare la migliore comprensione dell’angiosarcoma della mammella post-irradiazione e trattamento conservativo per il cancro mammario (breast angiosarcoma post-radiation and breast-conserving therapy, BAPBCT). Questo sarcoma interessa lo 0.5% dei casi sottoposti a trattamento conservativo per neoplasia della mammella. Il BAPBCT si può presentare come un’area rosso-violacea simile ad un ematoma, come una tumefazione palpabile, come papule violacee o noduli eritematosi.22 L’intervallo medio di latenza è di 10 anni, più breve rispetto all’angiosarcoma da linfedema (Sindrome di Stewart-Treves). 23

Alcuni pazienti sviluppano aree di proliferazione vascolare atipica (AVP) che non soddisfano i criteri patologici per porre diagnosi di angiosarcoma, ma possono rappresentare lesioni precancerose o angiosarcomi incipienti.24 Queste alterazioni vascolari usualmente si manifestano come papule color carne o placche eritematose, che insorgono sulla pelle irradiata.7 L’attuale raccomandazione è che tali lesioni siano completamente asportate e il paziente sottoposto a stretti controlli per qualsiasi nuova lesione.25

La proliferazione Vascolare Atipica (AVP) rappresenta la versione benigna dei tumori vascolari post-attinici. L’istologia e la presentazione clinica possono mimare l’angiosarcoma e talvolta, per distinguere chiaramente le due entità, si rendono necessarie biopsie ripetute.

Diagnosi

Diagnostica per immagini

Figure 2: MRI of a woman diagnosed with a fusocellular sarcoma

Figura 2: RMN di una donna con sarcoma fusocellulare sviluppatosi...

La Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) e la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) rappresentano le metodiche di scelta per valutare e seguire nel tempo i RIS, o per identificare l’eventuale diffusione a distanza della malattia (Figura 2). Le caratteristiche radiologiche dei RIS non sono patognomoniche e possono comportare difficoltà di interpretazione. Con le sole immagini può, infatti, essere molto difficile escludere una recidiva del tumore precedentemente trattato.26

Anatomia patologica

Come in tutti i sarcomi tessuti molli, una biopsia è obbligatoria per confermare la diagnosi di RIS. La biopsia permetterà di distinguere un nuovo sarcoma dalla recidiva della precedente neoplasia o da esiti post-chirurgici o post-attinici. La biopsia darà inoltre indicazioni sul sottotipo istologico e sul grado di malignità.

Fra i RIS si possono osservare tutti i sottotipi istologici, ma la loro frequenza è differente rispetto ai sarcomi dei tessuti molli insorti ex novo. Sembra che l’Istiocitoma Fibroso Maligno (IFM), una entità controversa che raggruppa sarcomi pleomorfi indifferenziati non altrimenti specificati,27 costituisca il sottotipo principale.19,21,28,29 Altre forme frequenti includono l’angiosarcoma (soprattutto in pazienti sottoposte a chirurgia conservativa e radioterapia per carcinoma mammario), il leiomiosarcoma e il fibrosarcoma.9,19,21,30 L’osteosarcoma extrascheletrico è una forma molto rara che costituisce il 2-4% di tutti gli osteosarcomi, ma sembra essere più comune fra i RIS.21 Al contrario il numero dei liposarcomi indotti dalla radioterapia è molto basso, pur appartenendo questo tumore alle forme più comuni di sarcomi dei tessuti molli.31

Mentre le dimensioni medie dei RIS non sono maggiori degli altri sarcomi, le forme ad alto grado sono proporzionalmente più numerose, rappresentando più dell’80% nella maggior parte delle casistiche pubblicate. Nella maggioranza dei RIS è inoltre presente necrosi tumorale, un fattore sfavorevole evidenziato all’esame microscopico.

I sarcomi che insorgono dopo radioterapia per neoplasie testicolari rappresentano una vera sfida diagnostica. Focolai sarcomatosi possono, infatti, essere normalmente presenti nel contesto dei tumori a cellule germinali. Se si sviluppa un sarcoma nel campo della radioterapia, dopo il trattamento per un tumore a cellule germinali, è importante determinare se si tratta di un nuovo sarcoma (RIS) o di una recidiva della neoplasia primaria che conteneva focolai sarcomatosi.

Due studi33,34 hanno valutato il ruolo di KIT nei RIS. KIT è una tirosin-kinasi transmembrana coinvolta nella trasduzione del segnale cellulare e gioca un ruolo importante nell’oncogenesi dei tumori gastrointestinali (GIST). KIT era espresso nella maggior parte dei RIS (88%),34 in particolare nell’angiosarcoma, mentre solo il 22% dei sarcomi delle parti molli spontanei esprimeva questa proteina. Tuttavia gli autori non hanno trovato la mutazione attivante del gene KIT. E’ importante sottolineare che l’espressione della proteina non significa necessariamente che sia indicato un trattamento con inibitori delle tirosin-kinsasi.

Biologia Molecolare

Si sa molto poco circa le mutazioni genetiche coinvolte nella genesi dei sarcomi post irradiazione. Secondo uno studio recente di Mertens e coll. sui cambiamenti citogenetici nei RIS,35 queste neoplasie hanno un cariotipo complesso, con la perdita di 3p21-pter più frequentemente osservata rispetto ai sarcomi sporadici. In più, sono stati osservati tumori policlonali con numero di cromosomi diploide (con poche o nessuna anomalia del cariotipo).35 Studi citogenetici addizionali e revisioni hanno evidenziato due pattern distinti:

  1. Cariotipo policlonale, spesso con traslocazioni semplici e bilanciate, di norma osservate dopo lunga incubazione
  2. Alterazioni monocloinali, osservate in cariotipi altamente aneuploidi e complessi, spesso osservate in colture a breve termine o in allotrapianti.36 Le alterazioni dei geni oncosoppressori RB1 e TP53, chiamati anche antioncogeni, sono frequenti.37,38 Secondo lo studio di Nakanishi e coll., la frequenza delle mutazioni di TP53 è più alta nei RIS rispetto ai sarcomi sporadici. Alterazioni a carico di 7q o 8q sono associate ad una prognosi peggiore o a tumori di più grandi dimensioni.39

Recentemente uno studio di genomica che ha utilizzato tecniche di ibridazione comparativa, come metodica di screening, ha riportato alti livelli di amplificazione di MYC a livello del cromosoma 8q24.21 Questa alterazione genetica ricorrente è stata trovata nel 55% degli angiosarcomi post-irradiazione o nel linfedema cronico, ma non nell’angiosarcoma spontaneo.40 L’amplificazione di MYC non predisponeva a forme morfologicamente ad alto grado o aumentato turnover cellulare.

Trattamento

Chirurgia

Figure 2: MRI of a woman diagnosed with a fusocellular sarcoma

Figura 3: Esame microscopico di un sarcoma a cellule fusate localizzato....

Non è chiaro se il trattamento dei RIS debba essere differente rispetto a quello degli altri sarcomi. La resezione chirurgica con margini istologicamente negativi (R0) è il trattamento di scelta nelle forme localizzate (Figura 3). L’intervento chirurgico può includere l’escissione ampia, la chirurgia conservativa o l’amputazione. La precedente irradiazione altera i piani anatomici ostacolando il chirurgo nella definizione dei margini reali. Questo rinforza ulteriormente la necessità di una chirurgia aggressiva e ampia, specialmente se si considera che margini chirurgici positivi possono ridurre la sopravvivenza di circa la metà.19

Possono rendersi necessari interventi di chirurgia plastica maggiore, dal trapianto di piccole pieghe cutanee alla trasposizione di lembi cutanei e trasferimento di tessuto sano. A volte è necessario ricostruire la parete addominale utilizzando reti in polipropilene e metilmetacrilato con tecnica a sandwich.41,42 Data l’elevata incidenza di RIS multifocali dopo trattamento per neoplasia mammaria, in particolare dopo chirurgia conservativa e radioterapia complementare, il chirurgo può considerare la rimozione dell’intera area irradiata e non solo del tumore. 43

Radioterapia

Utilizzando le tecniche più moderne può essere considerata una radioterapia ulteriore,44 ma vi è preoccupazione circa i possibili effetti collaterali, essendo alte dosi di radioterapia non praticabili per la ridotta riserva midollare. Dati relativi ad alcuni case report sull’utilizzo della radioterapia iperfrazionata, nelle forme post chirurgia conservativa e radioterapia per tumore della mammella,22 hanno mostrato una certa efficacia. Queste neoplasie presentano un indice di crescita così elevato da rendenderli in grado di riprendere lo sviluppo tumorale fra una frazione giornaliera di radioterapia e quella successiva. L’utilizzo di multiple frazioni giornaliere può pertanto prevenire la ripopolazione del tumore. 22

Chemioterapia

Per la malattia metastatica, una chemioterapia palliativa, con il singolo agente doxorubicina, rimane il trattamento di scelta per la maggior parte dei RIS. Il paclitaxel e farmaci antiangiogenetici come il sorafenib e il sunitinib hanno mostrato qualche efficacia negli angiosarcomi.45

La trabectedina (ET-743) è un nuovo composto che agisce inibendo il passaggio del ciclo cellulare dalla fase G2 alla fase M. Rappresenta un’opzione interessante nei RIS, particolarmente per i pazienti che hanno ricevuto un trattamento con antracicline per la neoplasia primaria, come ad esempio nel caso di linfomi e carcinoma mammario.

La chemioterapia può essere somministrata con intento neoadiuvante, prima del trattamento chirurgico, per migliorare il controllo locale ed eradicare eventuali micrometastasi.

Controllo

I pazienti con RIS dovrebbero essere seguiti come tutti i pazienti con sarcomi dei tessuti molli. Un controllo clinico ogni tre mesi, con o senza esami radiologici, è suggerito per i primi due anni. Successivamente ogni sei mesi fino al quinto anno.

Conclusioni

Poiché la maggior parte dei pazienti con tumori maligni riceve un trattamento di radioterapia, è importante che i clinici siano consapevoli del potenziale sviluppo di RIS, che si può verificare anche dopo dieci e più anni dal trattamento radioterapico. Qualsiasi alterazione dovrebbe essere biopsiata e, in caso di riscontro di sarcoma, il trattamento di scelta è costituito dalla resezione chirurgica con margini negativi. Futuri studi che prendano in considerazione le neoplasie primarie, in particolare il carcinoma mammario, potranno aiutare ad identificare fattori predisponenti all’insorgenza di RIS e permettere una migliore selezione dei pazienti da sottoporre a radioterapia. Un altro importante argomento è costituito dalle caratteristiche genetiche dei RIS, che potranno fare luce sui meccanismi responsabili dello sviluppo dei sarcomi.

 

Scritta nel 2011
Tradotto nel 2014

Last revision and medical review: 2011

Da Sana Intidhar Labidi-Galy, MD; Fellow
Louis Tassy; Intern
Jean-Yves Blay, MD, PhD; Professor and Head
Department of Medical Oncology
Center Léon Bérard - 28 Rue Laennec 69008 - Lyon, France

Tradotto da:

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  • Figura 1: Sarcoma radio-indotto dopo radioterapia encefalica profilattica.
  • Figura 2
    Figura 2: RMN di una donna con sarcoma fusocellulare sviluppatosi nel muscolo grande pettorale dopo radioterapia per carcinoma mammario. La freccia indica il segnale aumentato compatibile con sarcoma.
  • Figura 3
    Figura 3: Esame microscopico di un sarcoma a cellule fusate localizzato, a partenza dal muscolo grande pettorale e totalmente resecato, con margini negativi. (A): resezione del m. grande pettorale. (B): La sezione rivela una massa ben circoscritta.